Women up: “Questo non è un Paese per mamme manager. Ma il problema riguarda tutte le lavoratrici”

Women up: “Questo non è un Paese per mamme manager. Ma il problema riguarda tutte le lavoratrici”

Women up: “Questo non è un Paese per mamme manager. Ma il problema riguarda tutte le lavoratrici”

Repubblica.it

Secondo la prima indagine dell’Osservatorio Executive di Sda Bocconi School of Management, su un campione di 320 grandi imprese italiane solo il 17% dei dirigenti sono donne e l’età media è di 50 anni, contro i 54 degli uomini. È raro vedere una donna in posizione di comando e questo suscita sempre un po’ di stupore, come ci racconta la storia di Giorgia questa settimana. Che commenta Laura Basili, fondatrice di Women at Business, piattaforma tech gratuita per aiutare il match perfetto tra donne e lavoro. Infine ricordate che se desiderate raccontare la vostra storia potete scrivere a [email protected] e la redazione la valuterà.

 Cara redazione,

 
Non è un paese per datrici di lavoro. O per mamme lavoratrici in generale. Ho la fortuna di essere madre e ho la fortuna (perché si, purtroppo ad oggi di questo si tratta) di avere un lavoro, un bel lavoro che mi piace. Queste righe non dicono probabilmente nulla di nuovo e nascono da un senso di frustrazione condiviso da un numero infinito di mamme lavoratrici come me che purtroppo o per fortuna vivono in Italia.

Il testo, o meglio il titolo, mi gira per la testa ormai da un po’ di mesi da quando, come Responsabile HR, ho avuto il piacere di supportare la mia Responsabile (Amministratore Delegato dell’Azienda) nella domanda e relativa documentazione per la maternità. Un calvario come pochi che per me si sintetizza nell’espressione perplessa del Medico Competente che non appena realizza che la futura mamma in questione è anche il Datore di Lavoro, ammette “non mi è mai capitato”. E non solo a lui, Studi/consulenti del lavoro, lavoratori presso l’INPS. Una casistica più unica che rara: una donna, Amministratore Delegato, per giunta in età da figli… e chi l’ha mai vista in Italia?

In un modo o in un altro ne siamo venute a capo, ma la situazione lì per lì mi ha aperto gli occhi su una verità, non sconosciuta, ma mai vissuta in modo così diretto. Siamo un Paese in cui non c’è (quasi) casistica di donne giovani in ruoli Direzionali che magari hanno anche l’insana idea di procreare. Siamo un Paese arretrato per chiunque voglia essere madre e lavorare, siamo onesti. Perché il calvario della documentazione da presentare è solo un assaggio in confronto a ciò che viene dopo. Da madre e lavoratrice (che poi dove sta scritto che, se una non lavora, allora dovrebbe dedicarsi al 100% ai figli?) posso dire di non aver ricevuto il benché minimo supporto o aiuto dallo Stato.

Se si ha la “fortuna” di rientrare nelle graduatorie delle scuole comunali (fortuna che io ho finalmente avuto quest’anno) queste iniziano ottimisticamente alla fine di settembre con inserimenti di circa 2h al giorno per almeno una settimana, se non due, e poi “no però prima dell’orario completo almeno alcune settimane prendetelo alle 16” e anche “ma deve proprio restare fino alle 18?!”, accompagnato da sguardo esplicativo (ma cosa li fate a fare i figli se poi ce li lasciate tutto il giorno a noi). Scuole pubbliche che iniziano a ottobre e finiscono a giugno. Scuole private che costano quanto uno stipendio italiano medio. Tate (quando le trovi e restano) che costano più di uno stipendio medio. Al nostro Paese non importa minimamente di come le famiglie si organizzino, in qualche modo “faranno”. E noi in qualche modo “facciamo”. E tutto ciò per poter lavorare, sottolineo, non certo per poter andare a farci la manicure e magari una passeggiata.

Ho la fortuna di essere mamma, non ho la fortuna di avere una famiglia unita. Sono una mamma separata, con tutta la complessità che questo comporta. Sono una mamma lavoratrice, con la quasi incompatibilità che questo comporta. Sono una mamma “emigrata” (dalla Sicilia) con la solitudine che questo comporta.

Ciò nonostante, ogni giorno trovo una soluzione alla voragine del supporto sociale che in questo Paese sembra solo aumentare e mai diminuire. E non potrei essere più felice (per l’equilibrio precario che riesco a mantenere tra i pezzi della mia vita) e non potrei essere più stanca. E non consiglierei mai a nessuno di fare dei figli in Italia, se non fosse che è il Paese più bello del mondo. E uno dei peggio gestiti da questo punto di vista.

Risponde Laura Basili, fondatrice di Women at Business
Gentilissima Giorgia,

ti ringrazio sinceramente per aver condiviso la tua esperienza. La tua lettera è un grido forte e chiaro che risuona in molte donne che cercano a fatica di conciliare la maternità con il lavoro.

Non posso che darti ragione, e condivido il tuo pensiero in merito al fatto che l’Italia presenta ancora molte lacune in questo ambito, ciò nonostante ritengo fondamentale diffondere il pensiero e l’esperienza di ogni singola donna. Purtroppo troppo spesso la retorica sull’argomento parla di numeri eclatanti di donne che dopo la maternità rinunciano alla propria carriera o ancora che rinunciano alla famiglia per la carriera, dimenticando l’importanza di ogni singola donna nel concreto delle singole esperienze. Ogni voce conta, ma solamente tutte insieme sono forti abbastanza per ottenere un cambiamento concreto.

Credo che tu oltre alle fortune che hai elencato sei in una posizione chiave per fare il primo passo necessario per il cambiamento e puoi agire su più fronti:

- Sostenere le politiche familiari all’interno dell’azienda in cui ti occupi di risorse umane supportando misure che promuovano la flessibilità lavorativa.

- Creare reti di supporto: tra le aziende, le istituzioni e le associazioni per creare reti di sostegno alle famiglie e scambiare buone pratiche, attraverso bollettini, incontri, seminari pratici, canali di comunicazione diretta in cui illustrare e dare informazioni che magari si danno per scontate ma non lo sono affatto.

- Sensibilizzare l'opinione pubblica: diffondendo le storie, raccontando le difficoltà e le vittorie di ogni singola donna per creare un'opinione pubblica più consapevole e solidale.

Nonostante le sfide, sono convinta però che possiamo costruire un futuro migliore più equo e sostenibile per le donne e le madri e i loro, nostri figli e figlie.

Insieme, possiamo creare un paese in cui le mamme lavoratrici non si sentano sole e abbandonate e dove non debbano più scegliere tra lavoro e famiglia.

Libertà è non dover scegliere.

Per sostenere le donne nel loro percorso professionale - e le aziende che vogliono adottare un approccio inclusivo delle competenze femminili - abbiamo avviato il progetto Women at Business, una piattaforma per incontri professionali tra donne e aziende. La nostra missione è risolvere il problema sociale ed economico della disoccupazione femminile in Italia promuovendo l’inclusione e le competenze delle donne, purtroppo inutilizzate, come motore del cambiamento culturale e sociale. Ti invitiamo a esplorarlo!

Con stima,

Laura Basili

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