Women At Business - opportunità di business
Un database di quasi 10.500 mila iscritte, un algoritmo di matching per trovare opportunità professionali e corsi di formazione per acquisire le competenze più richieste dal mercato del lavoro: Woman at Business è tutto questo, ma c’è di più, come spiegano le fondatrici Ilaria Cecchini e Laura Basili.
Come è nata l’idea di Women at Business e il percorso che avete intrapreso?
“L’idea di Women at Business nasce da esperienze personali e analisi del mercato. La nostra esigenza di rimettersi in gioco e desiderare un progetto professionale è comune a tantissime donne che per motivi diversi non hanno avuto una carriera lineare.
Molte hanno l’onere della cura sulle proprie spalle, alcune semplicemente perché sono figlie, altre perché madri. La maternità è ancora oggi, dati alla mano, lo scoglio principale per la carriera delle donne. Non è il solo purtroppo. Gli stereotipi culturali che ostacolano l’ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro sono ancora tanti ed è necessario sradicarli per riuscire ad attuare il cambiamento culturale necessario per ottenere una forza lavoro più equa, ed inclusiva a tutti i livelli e in tutti i campi”.
Come avete sviluppato la piattaforma Women at Business?
“La nostra piattaforma è un progetto tech che ha l’obiettivo di risolvere il problema sociale dell’occupazione femminile, valorizzando le competenze femminili e offrendo alle donne opportunità di essere viste e prese in considerazione sulla base del proprio sapere.
Lo spunto arriva da piattaforme di incontri come Tinder, e abbiamo sviluppato un algoritmo di matching che abbinasse le competenze delle donne con le posizioni richieste dalle aziende, puntando sulla ricaduta sociale. L’algoritmo è “scevro” di tutti quelli che sono i bias culturali che bloccano le donne le fermano sul mondo del lavoro o ne impediscono il ritorno o l’ingresso: il matching si basa sulle competenze, è “meritocratico”: cosa sai fare? cosa hai studiato? quante lingue parli? Niente più domande scomode. Alle donne la scelta di accettare o rifiutare “il match”, in assoluta privacy”.
Quali sono i vantaggi per le aziende?
Sicuramente l’accesso ad un data base di donne profilate, una vasta gamma di competenze femminili in tutti i campi, efficacia del match, Inoltre, le aziende hanno una gamma di servizi e progetti riguardanti la parità di genere, come ad esempio l’accompagnamento alla certificazione della parità di genere UNI PDR 125 e l’opportunità di contribuire concretamente alla soluzione di un problema sociale. In questi quasi tre anni di vita commerciale abbiamo portato on board circa 40 aziende, per lo più grandi aziende italiane che hanno creduto nella nostra mission.
Che tipo di competenze si possono trovare sulla vostra piattaforma?
Le competenze femminili sono molto eterogenee e spaziano in tutti i campi. Il 17 per cento delle donne hanno competenze Stem, percentuale che si confronta con i dati totale Italia. Le donne iscritte provengono da tutta Italia, con percentuale più alta però dalle regioni del centro nord. Molte donne, grazie ai corsi erogati da nostri partner, hanno aggiunto nel corso del tempo ulteriori competenze specialmente digitali al proprio profilo.
Quale è la vostra missione e quali sono i vostri obiettivi futuri?
La nostra missione è quella di fornire alle donne tutte le opportunità possibili nel mondo del lavoro. Vogliamo contribuire a un cambiamento culturale che elimini le barriere che impediscono alle donne di raggiungere posizioni di leadership. A tal proposito, a fine ottobre abbiamo lanciato una nuova app che si chiama Women Plus grazie al supporto di TIM come main partner.
L’app è lo strumento concreto, di facile utilizzo per offrire in maniera ancora più incisiva a tutte le donne lavoro, formazione ed empowerment a portata di mano: ad oggi aggreghiamo già circa 40 mila vacancy e 140 corsi di formazione gratuita. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere e sensibilizzare il maggior numero di istituzioni e aziende possibile cosi che le competenze femminili da un lato e le esigenze delle aziende dall’altro permettano di ottenere quel cambiamento culturale necessario per una società più equa, inclusiva e sostenibile.